Uno dei motivi per cui agli italiani non piace molto fare le guerre è che poi le pagano nei diversi decenni successivi. Infatti, il metodo più “facile” per raccogliere soldi utili a finanziare una guerra è l’aumento delle accise, che sono tasse dirette su un singolo prodotto di consumo, in particolare le accise sulla benzina. Tasse che poi non vengono più tolte quando la motivazione cessa di esistere: gli italiani stanno infatti ancora pagando la guerra d’Etiopia del 1935-36. L’altra idea dei governi è l’utilizzo delle accise per risolvere i danni e i problemi che nascono dalle tragedie nazionali, così che risulti impossibile lamentarsi dell’aumento delle tasse senza sembrare cinici cuori di pietra: che cosa sono infatti pochi centesimi di aumento di fronte alle sofferenze dei connazionali colpiti da un terremoto? Ecco le motivazioni dell’introduzione delle principali accise che ancora oggi si pagano su ogni litro di benzina:
1935 | Guerra d’Etiopia | € 0,001 |
1956 | Crisi di Suez | € 0,007 |
1963 | Tragedia del Vajont | € 0,005 |
1966 | Alluvione di Firenze | € 0,005 |
1968 | Terremoto nel Belice | € 0,005 |
1976 | Terremoto nel Friuli | € 0,051 |
1980 | Terremoto in Irpinia | € 0,039 |
1983 | Missione di pace in Libano | € 0,106 |
1996 | Missione di pace in Bosnia | € 0,011 |
2011 | Emergenza Libia | € 0,040 |
2011 | Alluvione in Toscana e Liguria | € 0,0089 |
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