Il Risorgimento

L'Italia tra Vittorio Emanuele II e il conte di Cavour

Il Risorgimento è un lungo processo che porta alla nascita dell’Italia come stato unitario.
Gli italiani non sono mai stati uniti istituzionalmente in uno stato, infatti l’impero romano era una cosa diversa. Però dal punto di vista culturale e linguistico c’è una forma di identità nazionale già a partire dal Rinascimento. Tuttavia anche Dante parla di un’identità italiana, però non pensa ad uno stato indipendente ma come ad una parte dell’Impero.

Machiavelli nel suo “Il principe” parla della situazione italiana e spera nell’intervento di un uomo forte, un principe appunto, in grado di realizzare l’unità.

Guicciardini, invece, accusa la Chiesa di aver portato alla divisione.

All’inizio dell’800 l’Italia è molto divisa:
– Il Piemonte e la Sardegna formano un regno indipendente con la famiglia Savoia;
– La Lombardia, il Trentino, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto sono controllati dagli austriaci;
– In Toscana c’è il Granducato indipendente ma influenzato dall’Austria;
– Il Lazio, le Marche e l’Umbria sono sotto il controllo dello Stato Pontificio;
– Dalla Campania fino alla Sicilia c’è il Regno delle due Sicilie con la famiglia dei Borboni.

Anche in Italia, come in altri paesi europei, si sono diffuse le sette segrete come la massoneria. La più famosa è sicuramente la carboneria e i carbonari sono soprattutto borghesi e piccoli letterati di idee liberali.

I moti del 1820-‘21
I carbonari sono quelli che organizzano i primi moti rivoluzionari. Le prime regioni ad essere coinvolte sono il Regno delle due Sicilie (con i Borboni) e il Regno di Sardegna (con i Savoia).
In Sicilia il re Ferdinando di Borbone concede una costituzione simile alla costituzione di Cadice spagnola.
In Sardegna, Vittorio Emanuele I lascia il posto a Carlo Felice e Carlo Alberto, che tiene il potere, concede una costituzione, chiamata Statuto Albertino, che sarà valida in Italia fino al 2 giugno 1946.

I moti del 1830-31
Questi moti sono legati a quelli francesi. In Francia c’era stata una rivolta antimonarchica mentre in Italia, con una cospirazione, si cercava di creare uno stato nel nord.
Tra i capi di questa rivolta c’erano il duca di Modena, Francesco IV, e Ciro Menotti, che era un borghese carbonaro. L’Austria però scopre il piano e fa arrestare Menotti.

Il dibattito risorgimentale
I moti falliti aprono però il dibattito sull’unità d’Italia, e si comprende, così, che questo processo non può essere guidato dalle sette segrete.
I punti principali del dibattito sono:
– Come fare l’unificazione
– Quale istituzione deve nascere: monarchia o repubblica?
In risposta abbiamo perciò due gruppi di pensatori:
– I moderati (destra risorgimentale) pensano che bisogna coinvolgere i Savoia e l’unificazione debba avvenire gradualmente. Il principale protagonista è Camillo Benso conte di Cavour.
– I democratici (sinistra risorgimentale) pensano che bisogna coinvolgere la popolazione e che debba nascere una repubblica. Il protagonista principale è Giuseppe Mazzini che fonda un’organizzazione per promuovere le sue idee, la “Giovine Italia”, e usa come bandiera il tricolore. Mazzini crede che l’unificazione debba arrivare con l’educazione e che Dio avrebbe guidato il popolo italiano.

Giuseppe Garibaldi

Vicino alle posizioni di Mazzini è Giuseppe Garibaldi, un combattente che aveva partecipato ai moti del ’34 ed era fuggito in Sudamerica dove aveva combattuto contro altri dittatori (per questo è chiamato l’eroe dei due mondi).
Sempre vicino a Mazzini è Carlo Cattaneo che parla di una repubblica federalista.

Giuseppe Gioberti, invece, è un sacerdote e vorrebbe un’Italia che fosse una confederazione con il Papa come presidente e l’esercito dei Savoia come difesa.

Cesare Balbo, infine, propone di spingere, con la diplomazia, l’Austria verso i Balcani per liberare il nord Italia.

I moti del 1848 e la prima guerra di indipendenza
Questi moti nascono in Francia e portano alla II Repubblica di cui diventa presidente Luigi Bonaparte. Bonaparte si fa nominare imperatore, prende il nome di Napoleone III, e si considera il difensore del Papa.

A Milano ci sono le 5 giornate che liberano la Lombardia. Carlo Cattaneo chiede aiuto ai Savoia che dichiarano guerra all’Austria insieme a Leopoldo II di Toscana, Papa Pio IX e Ferdinando II di Borbone, re delle due Sicilie. Scoppia così la prima guerra di indipendenza.

A Venezia nasce la Repubblica di San Marco grazie a Niccolò Tommaseo e Daniele Manin.

Gli austriaci minacciano il Papa di lasciare il cattolicesimo e il Papa si ritira. Subito dopo si ritirano anche Toscana e il Regno delle due Sicilie.
Dopo la battaglia di Custoza il Piemonte è costretto a firmare la pace.

Intanto dilaga la rivoluzione in Italia, specialmente a Roma, in Toscana e a Palermo.
Pio IX è costretto a fuggire e nasce la Repubblica romana guidata da Mazzini, Armilleri e Saffi.
I francesi intervengono in aiuto del Papa e gli austriaci riprendono il Veneto e rimettono Leopoldo II in Toscana, mentre Ferdinando II calma la rivolta a Palermo.

Si diffonde la coscienza patriottica e cominciano le preparazioni per la successiva guerra di indipendenza.

Il Piemonte
Il re Vittorio Emanuele II sostiene una politica di modernizzazione.
Il ministro Massimo D’Azeglio approva le leggi Siccardi che tolgono il potere e le ricchezze alla Chiesa in Piemonte e aprono lo scontro tra Piemonte e la Chiesa che durerà anche dopo l’unità.
Il ministro Cavour sviluppa l’economia piemontese, finanzia l’industria siderurgica, fa costruire molte infrastrutture e aumenta la produzione delle armi. Prepara il Piemonte all’espansione.

Il genio di Cavour
Cavour capisce che l’unità non si può ottenere con le lotte popolari, né con le alleanze tra gli stati italiani e neppure attaccando l’Austria da soli.
L’unica possibilità è cercare l’alleanza dei paesi europei, rendendo internazionale il problema dell’unità d’Italia.
Nel 1852 si allea con la Francia nella guerra di Crimea e, come vincitore, può parlare al congresso di Parigi. Al congresso Cavour parlerà dell’occupazione austriaca della Lombardia e di altre zone che devono essere così liberate.

Nasce l’Italia

La bandiera del Regno d'Italia

Nel 1858 il Piemonte fa un accordo con la Francia a Plombières: l’accordo prevede l’aiuto all’Italia da parte della Francia in caso di attacco dell’Austria, in cambio il Piemonte dà Nizza e la Savoia ai francesi. Garibaldi, che era nato a Nizza, dirà le celebri parole: «mi avete fatto straniero in casa propria».
Cavour si accorda con i protagonisti dei moti, Garibaldi e Mazzini, e comincia a provocare l’Austria che dichiara guerra. Scoppia così la seconda guerra di indipendenza.
Il Piemonte combatte contro l’Austria insieme ai francesi mentre Garibaldi avvia una spedizione con mille uomini (la spedizione dei Mille) verso la Sicilia.
Cavour ottiene la Lombardia, l’Emilia-Romagna e la Toscana mentre Garibaldi conquista la Sicilia e risale fino a incontrare vicino Napoli, a Teano, Vittorio Emanuele II a cui affida i territori.
Il 17 marzo 1861 nasce il regno d’Italia e il primo re è Vittorio Emanuele.

Rimangono fuori il Veneto e il Lazio. Il Piemonte intanto estende tutte le sue leggi al nuovo regno d’Italia (piemontizzazione). Questo aumenta lo scontro con la Chiesa e la diffusione dei briganti nel sud.

La terza guerra di indipendenza e la presa di Roma
Nel 1865 l’Italia sposta la capitale da Torino a Firenze per avvicinarsi a Roma. Nel 1866 scoppia la guerra tra Austria e Prussia e l’Italia si allea con quest’ultima, questa è la terza guerra di indipendenza. Con la vittoria della Prussia l’Italia riesce a liberare il Veneto.
Nel 1870 la Francia dichiara guerra alla Prussia ma Napoleone III viene catturato a Sedan dai prussiani. L’Italia ne approfitta e attacca lo stato pontificio e il 20 settembre entra a Roma attraverso Porta Pia.
Nel 1871 Roma diventa la capitale del Regno d’Italia.

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