Preposizioni – Camere separate

Inserisci le preposizioni semplici e articolate in questo brano tratto dal libro Camere separate, di Pier Vittorio Tondelli.

La luce primo mattino entra stanza. Thomas sta dormendo un sonno leggero fatto piccoli e impercettibili assestamenti. I suoi occhi si aprono e vedono Leo piedi accanto letto, silenzio, impacciato.
"Buongiorno Thomas" soffia Leo con la voce che trema.
Thomas non risponde saluto. Gira la testa lentamente verso il braccio cui ha infilato l'agoipodermico. Controlla, con quella che sembra una fatica estrema, il livello del flacone glucosio che lo sta nutrendo. Leo gli si accosta. Lo tocca sulla mano.
"Come stai?"
Thomas lo inquadra nella luce suoi occhi neri. Scopre il lenzuolo e fa un cenno con la testa indicandogli il ventre. Una striscia garza bianca e cerotti lo attraversa inguine al centro petto. Dal fianco sinistro escono alcune cannule scure che scendono verso la parte nascosta del letto. Il padre Thomas, ritto un angolo, lo ricopre con un istintivo gesto pudore. E' lui che ha telefonato Leo per dirgli, fra i singhiozzi, di venire a Monaco. "Mio figlio la vuole vedere. Faccia presto perché non abbiamo molto tempo."
Leo si trovava sua abitazione di Milano. Ha preso la macchina, ha viaggiato tutta la notte ed è arrivato alla clinica. Sono trascorsi cinque giorni intervento chirurgico e dieci quando Thomas ha avvertito per la prima volta degli insopportabili dolori al ventre. Fitte che gli scorticavano la carne, bruciori, come veleni, che gli dissolvevano l'intestino. E l'addome così stranamente, innaturalmente, dilatato.
Leo non si sarebbe mai aspettato trovarlo così sfiancato. Dimagrito modo osceno, quasi mummificato. Il volto scavato, tirato sugli zigomi. Le labbra quasi scomparse, ridotte un esile filo di pelle che non riesce ricoprire i denti. I capelli rasati zero. Le braccia e le gambe simili a quelle un bambino denutrito. E quel ventre enorme, rivoltato e squartato. Del Thomas che ha conosciuto restano solo gli occhi, se possibile ancora più grandi, più larghi, più neri. Sono occhi che si muovono a fatica, che restano praticamente immobili e in cui le pupille sono quasi scomparse. Sono due buchi neri spalancati sul vuoto e che sembrano ossessivamente ripetere una sola cosa: "Non posso, non posso credere che stia succedendo me."
"Papà, lasciaci soli, ti prego" dice Thomas. Anche la sua voce, un soffio appena percettibile, è completamente cambiata. Esile, infantile, femminea.
Il padre scuote la testa come chiedere spiegazioni.
"Ho dei segreti" dice Thomas sforzandosi di sollevare un sorriso l'imbarazzo del padre. Fa ricorso a un codice familiare, probabilmente a quando era un bambino e si ritirava amici "per i segreti" fuori dalla portata genitori.
Il padre guarda Thomas facendogli capire che uscirà. "Solo cinque minuti" aggiunge.
Aspettano silenzio che l'uomo esca. Rimasti soli Leo si siede sul letto e gli prende la mano portandosela al viso.

(da Pier Vittorio Tondelli, Camere separate, Milano, Bompiani, 2005, pp. 34-35)





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