“Il PCI non è ateo”

In occasione delle elezioni del 1946 (referendum istituzionale e assemblea costituente), le prime dopo la fine della dittatura fascista e della guerra, nacque il problema del confronto tra Chiesa cattolica e Partito Comunista: quest’ultimo era la formazione più importante della sinistra e la paura dei cattolici era che volesse imporre il materialismo ateo. Il PCI, al contrario, scelse una strada diversa: sapendo bene di avere molti elettori cattolici, cercò di dimostrare che i comunisti italiani erano favorevoli al sentimento religioso. Ecco un volantino del 1946 che doveva servire a spiegare questa posizione:

Si dice che
“la Chiesa non può ignorare i partiti, né può non prendere buona nota se tra i partiti ci siano di quelli che si ispirino a concezioni contrarie ai principi di Cristo”.
Ebbene noi diciamo che la Chiesa può prendere buona nota che il nostro Partito, il Partito Comunista Italiano, non è un Partito ateo: non è contrario ai principi di Cristo:
primo: PERCHE’ ESSO NON PONE L’ATEISMO COME CONDIZIONE DI ISCRIZIONE AL PARTITO;
secondo: PERCHE’ LA GRANDE MAGGIORANZA DEI SUOI ISCRITTI E’ DI FEDE CATTOLICA E PRATICANTE;
terzo: PERCHE’ Il NOSTRO PARTITO CONDANNA OGNI FORMA DI INTOLLERANZA RELIGIOSA E ANTICLERICALE.
Un simile atteggiamento dovrebbe rallegrare l’animo di ogni cattolico sincero e in particolare di ogni sacerdote, che dovrebbe vedere da ciò enormemente facilitata la propria opera di proselitismo e di catechizzazione.
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