Tutti a casa

Tutti a casa di Luigi Comencini (1960) racconta in modo un po’ ironico e leggero, ma profondo, la storia dei soldati italiani dopo l’8 settembre, quando l’Italia esce dalla guerra al fianco dei tedeschi e ne subisce l’invasione e le ritorsioni. I protagonisti (tra cui Alberto Sordi) cercano di scappare sconsolati dalla guerra che non voglio più vedere e che non sentono più loro, ma nel corso del film c’è una trasformazione e inevitabile è la scelta di unirsi alla lotta partigiana.

In questa scena vediamo il caos che regna dopo l’armistizio.

25 luglio 1943: la caduta del fascismo

Con questo annuncio radiofonico si proclamava all’Italia, il 25 luglio 1943, che Benito Mussolini, al potere dal 1922, si era dimesso. Non per sua volontà: l’andamento negativo della guerra (il 22 luglio gli Alleati avevano completato la liberazione della Sicilia) aveva suggerito ai gerarchi fascisti un forte cambiamento. Fu perciò presentato da Dino Grandi, autorevole fascista e presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, un ordine del giorno, il celebre “ordine del giorno Grandi”, in cui si chiedeva al Duce di restituire al Re i poteri militari e quelli costituzionali. La maggioranza dei gerarchi fascisti lo approvò: 19 furono i voti a favore, 8 i contrari e 1 astenuto. Il giorno dopo Mussolini andò da Vittorio Emanuele III per dimettersi e fu subito arrestato e condotto in un luogo segreto (sarebbe poi stato liberato dai tedeschi). Nuovo capo del governo fu nominato il Maresciallo Pietro Badoglio, che avviò subito trattative segrete con gli USA per un armistizio che ponesse fine alla guerra fascista.

Attenzione, attenzione: Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimmissioni, dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro, e Segretario di Stato, presentate da Sua Eccellenza, il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato, Sua Eccellenza il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio.