Il ragno e il grappolo d’uva

RagnoIl ragno aveva trovato un grappolo d’uva, il quale, per la sua dolcezza, era molto visitato da api e diverse qualità di mosche. QUesto luogo gli parve molto comodo per la sua trappola. Così si calà giù per il suo filo sottile, e entrato nella nuova abitazione, ogni giorno dagli spazi che c’erano nel grappolo, assaltava come un ladrone i poveri animali che Uvanon se lo aspettavano. Ma dopo diversi giorni, il vendemmiatore prese l’uva e la mise con le altre e il ragno viene schiacciato insieme a quelle.
Così l’uva fu la trappola del ragno intrappolatore, e delle mosche intrappolate.

adattato da una favola di Leonardo da Vinci.

Perché l’amore è cieco?

AmiciSi racconta che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualità degli uomini. Quando la noia si fu presentata per la terza volta, la follia, come sempre un po’ folle, propose: “Giochiamo a nascondino!”.
L’interesse alzò un sopracciglio e la curiosità, senza potersi contenere, chiese: “A nascondino? Di che si tratta?”.
“É un gioco, – spiegò la follia – in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 100 mentre voi vi nascondete e, quando avrò terminato di contare, il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco”.
L’entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall’euforia. L’allegria fece tanti salti che finì per convincere il dubbio e persino l’apatia alla quale non interessava mai niente.
Però non tutti vollero partecipare: la verità preferì non nascondersi (perché avrebbe dovuto se poi alla fine tutti la scoprono?), la superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la codardia preferì non rischiare.
“Uno, due, tre…” cominciò a contare la follia.
La prima a nascondersi fu la pigrizia, che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso, la fede volò in cielo e l’invidia si nascose all’ombra del trionfo, che, con le proprie forze, era riuscito a salire sulla cima dell’albero più alto.
La generosità quasi non riusciva a nascondersi: ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la voluttà. Una folata di vento? Magnifico per la libertà. Così la generosità finì per nascondersi in un raggio di sole.
L’egoismo, al contrario, trovò subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per sé, la menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non è vero, si nascose dietro l’arcobaleno), la passione e il desiderio al centro dei vulcani. L’oblio non mi ricordo dove.
Quando la follia arrivò a contare 99, l’amore non aveva ancora trovato un posto dove nascondersi poiché li trovava tutti occupati, finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori.
“Cento!” – contò la follia, e cominciò a cercare.
La prima a comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da una pietra. Poi udì la fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la passione e il desiderio dal fondo dei vulcani. Per caso trovò l’invidia, e poté dedurre dove fosse il trionfo. L’egoismo non riuscì a trovarlo: era fuggito dal suo nascondiglio, essendosi accorto che c’era un nido di vespe. Dopo tanto camminare, la follia ebbe sete, e nel raggiungere il lago scoprì la bellezza.
Con il dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi.
Alla fine trovò un po’ tutti: il talento nell’erba fresca, l’angoscia in una grotta buia, la menzogna dietro l’arcobaleno, infine l’oblio, che si era già dimenticato che stava giocando a nascondino. Solo l’amore non le appariva da nessuna parte. La follia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulla cima delle montagne. Proprio quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muoverne i rami, quando, all’improvviso, si udì un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell’amore!
La follia non sapeva più che cosa fare per discolparsi: pianse, implorò, domandò perdono e arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre.
L’Amore accettò le scuse.

Da allora l’Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.

Il desiderio di Natale

AmoreScende la notte, appaiono le stelle. Laggiù ci sono molte persone che guardano insù. Forse, anzi sicuramente, pensano quale di queste stelle brilla per loro. C’erano anche le nuvole che a volte impedivano di vederle. Malgrado tutto ho scelto la mia stella fra queste nuvole. Ho desiderato che lui scegliesse la stessa stella, affinché si accorgesse di me.Ho aspettato un segno da Dio; che sia ”on-line”, o forse al telefono…
Ma… Suona la porta! Può essere lui? MALEDETTOOOO! Sono in pigiama!

di Yüksel Berna Dikici

I due amici

SoldatiIl più vecchio si chiamava Frank e aveva vent’anni. Il più giovane era Ted e ne aveva diciotto. Erano sempre insieme, amicissimi fin dalle elementari. Insieme decisero di arruolarsi nell’esercito. Partendo promisero a se stessi e ai genitori che avrebbero avuto cura l’uno dell’altro. Furono fortunati e finirono nello stesso battaglione.
Quel battaglione fu mandato in guerra. Una guerra terribile tra le sabbie infuocate del deserto. Per qualche tempo Frank e Ted rimasero negli accampamenti protetti dall’aviazione. Poi una sera venne l’ordine di avanzare in territorio nemico.
I soldati avanzarono per tutta la notte, sotto la minaccia di un fuoco infernale.
Al mattino il battaglione si radunò in un villaggio. Ma Ted non c’era.
Frank lo cercò dappertutto, tra i feriti, fra i morti. Trovò il suo nome nell’elenco dei dispersi.
Si presentò al comandante. “Chiedo il permesso di andare a riprendere il mio amico”, disse. “E’ troppo pericoloso”, rispose il comandante. “Ho già perso il tuo amico. Perderei anche te. Là fuori stanno sparando”.
Frank partì ugualmente. Dopo alcune ore trovò Ted ferito mortalmente.
Se lo caricò sulle spalle. Ma una scheggia lo colpì. Si trascinò ugualmente fino al campo.
“Valeva la pena morire per salvare un morto?”, gli gridò il comandante.
“Si” sussurrò, “perché prima di morire, Ted mi ha detto: Frank, sapevo che saresti venuto”.

La pietra azzurra

Pietra azzurraIl gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio.
Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti.
Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri.
“E per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo? “.
Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: “Quanti soldi hai? “.
Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina.
“Bastano? “, disse con orgoglio. “Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi”.
L’uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l’astuccio.
“Prendilo” disse alla bambina. “Portalo con attenzione”.
La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo.
Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurrì. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò:
“Questa collana è stata comprata qui? “.
“Sì, signorina”.
“E quanto è costata? “.
“I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me”.
“Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo”.
Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza.
“Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva”.