Roma capoccia

Quanto sei bella Roma quand’è sera,
quando la luna se specchia dentro ar fontanone;
e le coppiette se ne vanno via, quanto sei bella Roma
quando piove.

Quanto sei grande Roma quand’è er tramonto,
quando l’arancia rosseggia ancora sui sette colli;
e le finestre so’ tanti occhi che te sembrano dì:
quanto sei bella.
Quanto sei bella.

Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui.
Vedo la maestà del Colosseo,
vedo la santità der Cuppolone,
e so’ più vivo e so’ più bbono
no nun te lasso mai Roma capoccia
der mondo infame.

Na carrozzella va co du stranieri,
un robivecchi te chiede un pò de stracci,
li passeracci sò usignoli:
io ce sò nato, Roma,
io t’ho scoperta
questa mattina

Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui.
Vedo la maestà del Colosseo,
vedo la santità der Cuppolone,
e so’ più vivo e so’ più bbono
Io ce so’ nato a Roma. Roma capoccia
der mondo infame.

C’è un cuore che batte

Io esco di casa ed è già mattino
e Villa Borghese è ancora un giardino
c’è un fiume che passa nel cuore di Roma
mi fermo sul ponte ed io ti amo ancora
C’è rabbia al confine di questo quartiere
se esci di casa la puoi respirare
c’è un fiume di gente nel cuore di Roma
che vive e che soffre ed io ti amo ancora.
Amore mi manchi amore che fai
in questo deserto almeno ci sei.
C’è un cuore che batte nel cuore di Roma
che vince e che perde, ed io ti amo ancora.

C’è un cuore che batte nel cuore di Roma

che vive e che soffre, ed io ti amo ancora.
Ed è primavera, l’oleandro e l’alloro
l’inverno è passato sei ancora da solo.
C’è un cuore che batte nel cuore di ognuno,
io credo nel mondo, io credo nel cielo.

Lilly

Donna“Lilly” è una canzone di Antonello Venditti del 1975. Con questo brano Venditti affronta, forse per la prima volta in Italia, il tema della droga. Lilly infatti è una donna che entra nel tunnel della tossicodipendenza e non riesce ad uscirne, ammalandosi gravemente.

Lilly,
quattro buchi nella pelle.
Carta di giornale.
Nuda e senza scarpe,
bianca, e non in ospedale,
senza catene,
senza denti per mangiare.
Una montagna di rifiuti.
Nessun latte ti potrà salvare!
Studiavamo insieme,
viaggiavamo insieme.

Lilly,
quale treno ora?
Quale libro ora?
Quale amore ora ti si potrà ridare?
Lilly,
la mia stanza è gelata,
dove sei andata?
I tuoi poeti maledetti!
Le tue collane!
Lilly,
li dovevano arrestare!
Ti dovevano guarire!
Lilly,
quattro arance la domenica mattina,
dopo due anni
non mi riconoscevi.
Eravamo due bambini…
Io non ero il tuo dottore!
Non riuscivi a fare l’amore…
Lilly. Siringa… polizia.
Quale treno ora?
Quale libro ora?
Quale amore ora,
ti si potra ridare?
Lilly amore,
amore mio!

Piero e Cinzia

Ragazzi“Piero e Cinzia” è una canzone di Antonello Venditti e appartiene all’album “Cuore” del 1984. Il brano parla di due innamorati, Piero e Cinzia, che si sposano giovani ed hanno un bambino. Ma crescere è difficile, così come diventare adulti, e tra queste difficoltà Cinzia fugge mentre Piero le chiede di tornare. Sullo sfondo il concerto di Bob Marley a Milano.

Cinzia cantava le sue canzoni
e si scriveva i testi sul diario per sentirli veri,
e proprio nell’ora di religione
quando tutto il mondo sembra buono, anche il professore.

E lo stadio era pieno Cinzia ha il suo veleno.
E lo stadio era pieno Cinzia ha il suo veleno.

Piero suonava solo la musica reggae
e i suoi capelli erano serpenti neri di medusa Marley.
Sposati di fretta e con un figlio in arrivo,
un figlio nuovo di zecca da crescere bene.
Partirono insieme destinazione: San Siro.
Con tutto quello che avevano in tasca, un indirizzo sicuro.

E lo stadio era pieno Cinzia ha il suo veleno.
E lo stadio era pieno Cinzia ha il suo veleno.

E si che Milano quel giorno era Jamaica,
con quelle palme immense sulle strade vuote e 41 all’ombra.
E quando gli idranti spararono sul cielo
qualcuno disse: “guarda verso il palco c’è l’arcobaleno”.
E venne la notte da centomila fiammelle,
la musica correva come un filo su tutta la mia pelle.

E lo stadio era pieno Cinzia ha il suo veleno.
E lo stadio era pieno Cinzia ha il suo veleno.

Dai Cinzia torna a casa!
Dai Cinzia torna a casa!
Dai Cinzia torna a casa!
Dai Cinzia torna a casa!

Sotto il segno dei pesci

Pesci“Sotto il segno dei pesci” è una canzone di Antonello Venditti del 1978, tratta dall’omonimo album. In questo brano viene cantato l’amore ideale e poi la dura le realtà che cambia le cose con il tempo e rende tutto molto diverso da come si desiderava. “Figli di una vecchia canzone”.

Ti ricordi quella strada
eravamo io e te
e la gente che correva
e gridava insieme a noi
Tutto quel che voglio – pensavo –
è solamente amore
ed unità per noi
che meritiamo un’altra vita
più giusta e libera se vuoi…

Corri amore corri non aver paura…

Ti chiedevi che ti manca?
una casa tu ce l’hai
hai una donna una famiglia
che ti tira fuori dai guai

ma tutto quel che voglio – pensavo –
è solamente amore
ed unità per noi
che meritiamo un altra vita
più giusta e libera se vuoi
nata sotto il segno
nata sotto il segno dei pesci…

Ed il rock passava lento
sulle nostre discussioni
diciott’anni sono pochi
per promettersi il futuro
ma tutto quel che voglio dicevo
è solamente amore

ed unità per noi
e meritiamo un altra vita
violenta e tenera se vuoi
nata sotto il segno
nata sotto il segno dei pesci…

E Marina se ne è andata
oggi insegna in usa scuola
vive male e insoddisfatta
e capisce perché è sola

ma tutto quel che cerca e che vuole
è solamente amore
ed unità per noi
che meritiamo un altra vista
violenta e tenera se vuoi
nata sotto il segno
nata sotto il segno dei pesci…

E Giovanni è un ingegnere
che lavora in una radio
ha bruciato la sua laurea
vive solo di parole
ma tutto quel che cerca e che vuole
è solamente amore
ed unità per noi
stretti in libera sorte
violenti e teneri se vuoi…

Figli di una vecchia canzone…