La canzone del sole

La canzone del sole“La canzone del sole” è una bella canzone di Lucio Battisti del 1971. Il brano è sicuramente uno dei più conosciuti del cantante e racconta l’incontro tra due ragazzi a distanza di anni: l’innocenza rimpianta dell’infanzia lascia il posto alla gelosia e al gioco della seduzione. E quello che era un mare trasparente diventa un mare nero incomprensibile.

Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi
le tue calzette rosse
e l’innocenza sulle gote tue,
due arance ancor più rosse,
e la cantina buia dove noi,
respiravamo piano
e le tue corse e l’eco dei tuoi no…oh no
mi stai facendo paura!

Dove sei stata, cosa hai fatto mai?…
Una donna! Donna dimmi,
cosa vuol dir sono una donna ormai?
Ma quante braccia ti hanno stretto, tu lo sai,
per diventar quel che sei…
che importa tanto tu non me lo dirai, purtroppo.

Ma ti ricordi l’acqua verde e noi,
le rocce, bianco il fondo?
Di che colore sono gli occhi tuoi?
Se me lo chiedi non rispondo…
oh mare nero…
tu eri chiaro e trasparente come me.

Le biciclette abbandonate sopra il prato e poi
noi due distesi all’ombra,
un fiore in bocca può servire, sai?,
più allegro tutto sembra.
E d’improvviso quel silenzio tra noi
e quel tuo sguardo stranom
ti cade il fiore dalla bocca e poim
oh no, ferma ti prego la mano!

Dove sei stata cosa hai fatto mai?
Una donna! Donna dimmi,
cosa vuol dir sono una donna ormai?
Io non conosco quel sorriso sicuro che hai,
non so chi sei, non so più chi sei,
mi fai paura oramai, purtroppo.

Ma ti ricordi le onde grandi e noi,
gli spruzzi e le tue grida?
Cos’è rimasto in fondo agli occhi tuoi
la fiamma è spenta o è accesa?
Oh mare nero,
tu eri chiaro e trasparente come me.

Il sole quando sorge sorge piano e poi,
la luce si diffonde tutta intorno a noi,
le ombre di fantasmi nella notte
sono alberi e cespugli ancora in fiore,
sono gli occhi di una donna
ancora pieni d’amore…

La collina dei ciliegi

Collina“La collina dei ciliegi” è una canzone di Lucio Battisti del 1973. Il brano è un invito a superare i pregiudizi e le resistenze e a lasciarsi andare. Perché solo rischiando, si riesce a vedere il sole dietro la collina.

E se davvero tu vuoi vivere una vita
luminosa e più fragrante,
cancella col coraggio
quella supplica dagli occhi.
Troppo spesso la saggezza
è solamente la prudenza più stagnante,
e quasi sempre dietro la collina
è il sole.
Ma perché tu non ti vuoi azzurra e lucente?
Ma perché tu non vuoi spaziare con me?
Volando contro la tradizione,
come un colombo intorno a un pallone frenato
e con un colpo di becco
bene aggiustato forarlo e lui giù.
Giù. Giù.
E noi ancora ancor più su,
planando sopra boschi di braccia tese.
Un sorriso che non ha
né più un volto né più un’età,
e respirando brezze
che dilagano su terre
senza limiti e confini,
ci allontaniamo
e poi ci ritroviamo più vicini.
E più in alto e più in là,
se chiudi gli occhi un istante,
ora figli dell’immensità.
Se segui la mia mente,
se segui la mia mente,
abbandoni facilmente le antiche gelosie.
Ma non ti accorgi che è solo la paura
che inquina e uccide i sentimenti?
Le anime non hanno sesso né sono mie.
No, non temere, tu non sarai preda dei venti.
Ma perché non mi dai la tua mano, perché?
Potremmo correre sulla collina
e fra i ciliegi veder la mattina, che giorno è?
E dando un calcio ad un sasso,
residuo d’inferno, farlo rotolar giù.
Giù. Giù.
E noi ancora ancor più su ,
planando sopra boschi di braccia tese.
Un sorriso che non ha
né più un volto né più un’età.
E respirando brezze
che dilagano su terre senza limiti e confini,
ci allontaniamo
e poi ci ritroviamo più vicini.
E più in alto e più in là,
ora figli dell’immensità.

La compagnia

Bar“La compagnia” è una canzone scritta da Mogol e Carlo Donida e cantata in questa versione da Lucio Battisti, nel 1976. Il brano era stato cantato precedentemente da Marisa Sannia. La canzone parla di un amore finito: un uomo uscito per passeggiare viene richiamato da una musica in un bar e qui, con una compagnia di sconosciuti, riesce a dimenticare il suo amore ormai lontano.

Mi sono alzato,
mi son vestito
e sono uscito solo solo per la strada.
Ho camminato a lungo senza meta
finché ho sentito cantare in un bar.
Finché ho sentito cantare in un bar.
Canzoni e fumo
ed allegria,
io ti ringrazio sconosciuta compagnia!
Non so nemmeno chi sia stato a darmi un fiore,
ma so che sento più caldo il mio cuor.
So che sento più caldo il mio cuor!
Felicità!
Ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo già!
Tristezza va’!
Una canzone il tuo posto prenderà!
Abbiam bevuto
e poi ballato,
è mai possibile che ti abbia già scordato?
Eppure ieri morivo di dolore
ed oggi canta di nuovo il mio cuor.
Oggi canta di nuovo il mio cuor.
Felicità!
Ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo già!
Tristezza va’!
Una canzone il tuo posto prenderà!

29 settembre

Lucio Battisti“29 settembre” è una canzone di Lucio Battisti del 1967, scritta insieme con il paroliere Mogol e cantata per la prima volta dall’Equipe84 quello stesso anno. Il brano racconta di un uomo che ha un’avventura con un’altra donna ma che, il giorno seguente, capisce che è una sola la donna che ama.

Seduto in quel caffè
io non pensavo a te.
Guardavo il mondo che
girava intorno a me.
Poi d’improvviso lei
sorrise
e ancora prima di capire
mi trovai sottobraccio a lei,
stretto come se
non ci fosse che lei.
Vedevo solo lei
e non pensavo a te.
E tutta la città
correva incontro a noi.
Il buio ci trovò
vicini,
un ristorante e poi
di corsa a ballar sottobraccio a lei.
Stretto verso casa abbracciato a lei,
quasi come se non ci fosse che…
quasi come se non ci fosse che lei.
Mi son svegliato
e sto pensando a te.
Ricordo solo che…
che ieri non eri con me.
Il sole ha cancellato tutto,
di colpo volo giù dal letto
e corro lì al telefono:
parlo, rido e tu… tu non sai perché.
T’amo, t’amo e tu, tu non sai perché.
Parlo, rido e tu, tu non sai perché.
T’amo t’amo e tu, tu non sai perché.
Parlo, rido e tu, tu non sai perché.
T’amo, t’amo tu, tu non sai perché.

Pensieri e parole

Lucio Battisti“Pensieri e parole” è una delle canzoni più belle e conosciute di Lucio Battisti, uscita nel 1971. Il brano è un intreccio di pensieri e di parole che l’uomo rivolge alla sua amata in un momento difficile della loro storia d’amore. Le immagini, i dubbi, le paure e una scelta: vai o torni? E alla fine una supplica: non odiarmi se puoi.

Che ne sai di un bambino che rubava
e soltanto nel buio giocava,
e del sole che trafigge i solai…
che ne sai?
E di un mondo tutto chiuso in una via,
e di un cinema di periferia,
che ne sai della nostra ferrovia
che ne sai?

Conosci me,
la mia lealtà,
tu sai che oggi morirei
per onestà.
Conosci me,
il nome mio,
tu sola sai s’è vero o no
che credo in Dio.

Che ne sai tu di un campo di grano?
Poesia di un amore profano,
la paura d’esser preso per mano,
che ne sai?
L’amore mio
è roccia ormai
e sfida il tempo e sfida il vento
e tu lo sai.
Sì, tu lo sai.

Davanti a me
c’è un’altra vita
la nostra è già finita.
E nuove notti,
e nuovi giorni…
Cara vai o torni con me?
Davanti a te
ci sono io
o un altro uomo (Chiedo adesso perdono),
e nuove notti e nuovi giorni…
Cara non odiarmi se puoi.

conosci me, (che ne sai tu di un viaggio in Inghilterra?)
quel che darei (che ne sai di un amore israelita?)
perché negli altri ritrovassi
gli occhi miei (di due occhi sbarrati che m’han detto: bugiardo, è finita!).

Che ne sai di un ragazzo che ti amava,
che parlava e niente sapeva,
eppur quel che diceva chissà perché,
chissà, adesso è verità.

Davanti a me
c’è un’altra vita,
la nostra è già finita,
e nuove notti,
e nuovi giorni…
Cara vai o torni con me?
Davanti a te ci sono io!
O un altro uomo?
E nuove notti,
e nuovi giorni…
Cara non odiarmi se puoi.