La morte di un amore

OrsacchiottoLa morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, nè serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un po’ per volta, ti passa. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuti di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era nè una persona pregevole anzi straordinaria, nè un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perchè hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perchè, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perchè, anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati Lazzaro e cammina.

tratto da Inshallah, di Oriana Fallaci

Mutamenti

Pezzi di cartaOggi sono quel che potrei essere,
un foglietto bianco
caduto per terra
nella sala d’attesa della stazione.
Quanto manca?
La domanda è mutata in:
quanto ho fatto?
Imito la clessidra,
so capovolgere dritto e rovescio,
vuoto e pieno,
bianco e nero,
perdo peso,
sono diventato più leggero.

di Roberto Pazzi

Anima

OmbrelloAnima
ti sembran tempi per parlar dell’anima?
Non ci sono più diavoli,
che la richiedono
preferiscono i titoli
è fuori moda l’anima.
Anima
se ti duole l’anima
non servono antibiotici
i medici si arrendono
non ci sono meccanici
non si ripara l’anima.
E ci sono paesi
di poche anime
e ci sono città
di milioni di anime
ma non si vedono
si vede solo il traffico
e le file ai semafori
è solitaria l’anima.
Anima
io l’ho vista una volta la mia anima
mi era uscita di bocca
come il fumo di un sigaro
mi ha chiesto se ero
stanco di vivere
ho detto: sì
ma vorrei insistere
e con un gemito
tornò al posto solito
è paziente l’anima.
Anima
ci sono belle anime
in corpi ridicoli
e fotomodelle
con anime orribili
e fanghiglia d’anima
dentro molti politici
è nascosta l’anima.
E ci sono villaggi
di poche anime
e ci sono paesi
di milioni di anime
e quando muoiono
e in cielo salgono
è un grande spettacolo
un ingorgo cosmico
e i giornali commentano
centomila vittime
ma erano anime inutili
di lontani popoli
mesopotamici
e si piange un attimo
poi ci si lava l’anima
e si dimentica.

tratta da Ballate, di Stefano Benni

Dodecalogo di Elsa Schiaparelli

Elsa Schiaparelli

Molte donne non conoscono loro stesse e dovrebbero cercare di farlo.

Una donna che compra un vestito costoso e lo modifica, spesso con risultati disastrosi, è una scialacquatrice e una folle.

La maggior parte delle donne (e degli uomini) non vede i colori. Dovrebbe chiedere consiglio.

Ricordate: il venti per cento delle donne ha un complesso di inferiorità. Il settanta per cento coltiva illusioni.

Il novanta per cento ha paura di essere appariscenti e di quello che dice la gente, così compra un abito grigio. Dovrebbero osare ad essere diverse.

Le donne ascoltano e vogliono critiche e consigli opportuni.

Dovrebbero scegliere i vestiti sole o in compagnia di un uomo.

Non dovrebbero mai fare acquisti insieme a un’altra donna, che a volte consciamente e spesso inconsciamente è portata ad essere gelosa.

Dovrebbero comprare poche cose e solo le migliori o le più economiche.

Non adattare mai il vestito al corpo, ma abituare il corpo a adattarsi al vestito.

Una donna dovrebbe fare la maggior parte dei suoi acquisti in un unico posto dove è conosciuta e rispettata, senza precipitarsi qua e là a provare ogni nuova moda.

E dovrebbe pagare i suoi conti.

tratto da Rosa shocking, di Elsa Schiaparelli

Milano, agosto 1943

In questa struggente poesia, Salvatore Quasimodo descrive la città di Milano, distrutta dai terribili bombardamenti dell’agosto 1943.

Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.