Gelido in ogni vena

Farnace è un’opera in tre atti composta da Antonio Vivaldi su libretto di Antonio Maria Lucchini. L’opera è stata rappresentata per la prima volta al Teatro Sant’Angelo di Venezia, il 10 febbraio 1727.

Farnace - Antonio Vivaldi

Riassunto:
L’opera racconta di Farnace, re del Ponto, che viene sconfitto dai romani. Per evitare di essere imprigionato dai nemici ordina alla moglie, Tamiri, di uccidere il loro figlio e se stessa. La madre di Tamiri, Berenice, odia Farnace e si accorda con Pompeo, il romano, per ucciderlo.
Selinda, la sorella di Farnace, viene nel frattempo catturata dal romano Aquilio che però si innamora di lei. Selinda cerca, quindi, di mettere Aquilio contro Gilade, un capitano romano innamorato di Berenice. Il dramma si risolve senza ulteriori spargimenti di sangue.

In quest’aria, Tamiri riflette sulla morte del figlio che lei stessa dovrebbe causare e questo la riempie di terrore. L’aria è cantata magistralmente da Cecilia Bartoli.

Gelido in ogni Vena
scorrer mi sento il sangue.
L’ombra del figlio esangue
m’ingombra di terror.
L’ombra del figlio esangue
m’ingombra di terror.

Gelido in ogni vena
scorrer mi sento il sangue.
L’ombra del figlio esangue
m’ingombra di terror.

E per magior mia pena
vedo che fui crudele
a un’anima innocente,
al core del mio cor.
A un’anima innocente,
al core del mio cor!

Gelido in ogni vena
scorrer mi sento il sangue.
L’ombra del figlio esangue
m’ingombra di terror.

Vesti la giubba

L’opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo è stata rappresentata per la prima volta al Teatro del Verme, a Milano, il 21 maggio del 1892, sotto la direzione di Arturo Toscanini. E’ una delle opere più apprezzate dal pubblico. A Pagliacci è legata la voce di Enrico Caruso che, incidendo l’aria Vesti la giubba, è stato il primo artista a vendere più di un milione di copie nel mondo musicale.

Pagliacci - Locandina

Riassunto della storia:
Una compagnia di pagliacci arriva in un paesino del Sud Italia per uno spettacolo. Canio è il pagliaccio principale e Nedda è sua moglie. Arrivati nel paesino, però, Nedda tradisce il marito con Silvio, un contadino.
Tonio, un altro pagliaccio amico di Canio, è innamorato segretamente di Nedda ma, quando vede che Nedda lo rifiuta, si vendica dicendo a Canio del tradimento della moglie.
Canio comincia a discutere con Nedda ma poi entrambi devono iniziare lo spettacolo (recitar, mentre preso dal delirio non so più quel che dico e quel che faccio). Lo spettacolo racconta però la storia di Pagliaccio tradito da Colombina (sei tu forse un uomo? Tu sei Pagliaccio!).
Durante lo spettacolo Canio-Pagliaccio discute con Nedda-Colombina e le dice che il suo amore è diventato odio e la ferisce, mentre il pubblico applaude. Sul palco sale allora Silvio per difendere Nedda e in quel momento Canio uccide entrambi mentre il pubblico capisce che non è più una funzione e fugge spaventato. Canio osserva il pubblico ed esclama: “La commedia è finita!”.

Quest’aria, cantata da Caruso, riguarda la scena in cui Canio è costretto a recitare con Nedda, anche se soffre molto per il suo tradimento.

Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua.
E se Arlecchin t’invola Colombina,
ridi, Pagliaccio… e ognun applaudirà!

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e ‘l dolor…
Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto!
Ridi del duol che t’avvelena il cor!

Suicidio!

La Gioconda è un’opera di Amilcare Ponchielli. Rappresentata per la prima volta a La Scala di Milano, l’8 aprile 1876, l’opera è stata modificata varie volte. Oggi è una delle opere più amate dal grande pubblico.

La Gioconda - Locandina

Riassunto della storia:
C’è la festa di Carnevale a Venezia. Gioconda e la madre sono tra la gente. La madre di Gioconda è cieca e recita delle preghiere. Un uomo che si chiama Barnaba vuole che Gioconda si innamori di lui, ma lei rifiuta anche perché è fidanzata con un altro uomo, Enzo.
Barnaba per vedetta dice a tutti che la madre di Gioconda è una strega ma una nobildonna, Laura, salva la madre di Gioconda, e rimane colpita da Enzo. Laura si ricorda di Enzo, che era stato il suo grande amore, ma ora lei è sposata con Alvise. Tenta di fuggire con lui ma Gioconda prima cerca di fermarli e poi salva Laura da Alvise che voleva ucciderla.
Barnaba cerca di far uccidere Enzo ma Gioconda gli dice che lei diventerà la sua donna se lui lascerà andare Enzo. Barnaba accetta e Gioconda fa fuggire Enzo e Laura che ormai sono amanti.
Ma mentre Barnaba si avvicina Gioconda trafigge con un pugnale e Barnaba con rabbia le dice che lui le aveva ucciso la madre.

In quest’aria, Gioconda riflette sulla sua morte. L’aria è cantata da Renata Tebaldi.

Suicidio!… In questi

fieri momenti
tu sol mi resti,
e il cor mi tenti.
Ultima voce
del mio destino,
ultima croce
del mio cammin.

E un dì leggiadre

volavan l’ore;
perdei la madre,
perdei l’amore,
vinsi l’infausta
gelosa febre!
or piombo esausta
fra le tenèbre!

Tocco alla mèta…

domando al ciel
di dormir queta
dentro l’avel…