Il fu Mattia Pascal

“Il fu Mattia Pascal” è uno dei romanzi più belli e conosciuti di Luigi Pirandello. Il testo racconta la storia di un uomo che ha la possibilità di vivere due vite ma che, forse, non riesce a viverne nemmeno una pienamente.

Il fu Mattia Pascal
Queste sono le parole con cui comincia il romanzo:

Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
– Io mi chiamo Mattia Pascal.
– Grazie, caro. Questo lo so.
– E ti par poco?
Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all’occorrenza:
– Io mi chiamo Mattia Pascal.
Qualcuno vorrà bene compiangermi (costa così poco), immaginando l’atroce cordoglio d’un disgraziato, al quale avvenga di scoprire tutt’a un tratto che… sì, niente, insomma: né padre, né madre, né come fu o come non fu; e vorrà pur bene indignarsi (costa anche meno) della corruzione dei costumi, e de’ vizii, e della tristezza dei tempi, che di tanto male possono esser cagione a un povero innocente.

da Il fu Mattia Pascal, di Luigi Pirandello

E gli altri?

Luigi Pirandello è uno degli scrittori più conosciuti e più studiati nella letteratura italiana del ‘900.
Avete mai riflettuto sull’importanza del vostro naso? Il protagonista di “Uno, nessuno, centomila” sì, e il risultato può essere sconvolgente.
Vi proponiamo alcune parole del libro:

Naso

“Ma ora pensavo: e gli altri? Gli altri non sono mica dentro di me. Per gli altri che guardano da fuori, le mie idee, i miei sentimenti hanno un naso. Il mio naso. E hanno un paio d’occhi, i miei occhi ch’io non vedo e ch’essi vedono. Che relazione c’è tra le mie idee e il mio naso? Per me, nessuna. Io non penso con il naso, né bado al mio naso, pensando. Ma gli altri? Gli altri che non possono vedere dentro di me le mie idee e vedono da fuori il mio naso? Per gli altri le mie idee e il mio naso hanno tanta relazione che se quelle, poniamo, fossero molto serie e questo per la sua forma molto buffo, si metterebbero a ridere.”