Se solo mi guardassi

Bambino“Se solo mi guardassi” è una canzone scritta da Ivano Fossati e interpretata da Fiorella Mannoia. Il brano è un invito a fermarsi e a guardare le persone che ci stanno intorno, con il loro passato, i loro desideri, i loro ricordi e i loro vissuti.

Se solo mi guardassi quando ti vedo passare,
se solo lo volessi
ti potrei raccontare,
ti donerei i miei occhi perché tu possa vedere
nel buio antico del mio cuore.
Nel buio antico del mio cuore.

E a piedi nudi camminare sulla mia terra,
madre di tutti figli.
Ti mostrerei il suo corpo,
ferito dagli artigli di gente venuta da lontano,
ti prenderei… ti prenderei per mano.
Io ti prenderei… ti prenderei per mano.

Fermati!
Non andare troppo lontano.
Guarda lì, tutti i miei sogni stretti in una mano.

Dividerei il mio pane.
ti mostrerei le danze,
ti bagnerei con l’acqua più preziosa del diamante,
nella casa dei padri di guerrieri antichi,
di regni perduti e di re dimenticati,
di misteri e segreti tramandati,
di mano in mano dalla notte dei tempi
e della voce dei tamburi ad evocare i santi
e di regine di vento,
di vento di tempesta ,
di quello che era
e di quello che oggi resta.
Di quel che era
e di quello che oggi resta.

Fermati!
Non andare troppo lontano.
Guarda lì, tutti i miei sogni stretti in una mano.

Se solo mi vedessi quando ti guardo passare,
se solo lo volessi io ti potrei parlare
dell’ultimo tramonto degli occhi di un bambino
e di conchiglie padrone del destino,
ti porterei con me per mostrarti tutto questo cammino.

Fermati!
Non andare troppo lontano.
Guarda lì, tutti i miei sogni stretti in una mano.

I treni a vapore

Treni a vapore“I treni a vapore” è una canzone scritta da Ivano Fossati e cantata da Fiorella Mannoia. Il brano dà il titolo all’album uscito nel 1992. La canzone parla di un amore finito, della vita che va avanti e del tempo che passa e cancella il dolore mentre si ricomincia a sognare.

Io la sera mi addormento
e qualche volta sogno
perché voglio sognare.
E nel sogno stringo i pugni,
tengo fermo il respiro e sto ad ascoltare.
Qualche volta sono gli alberi d’Africa a chiamare.
Altre notti sono vele piegate a navigare.
Sono uomini e donne piroscafi e bandiere,
viaggiatori viaggianti da salvare.
Delle città importanti mi ricordo Milano,
livida e sprofondata per sua stessa mano.
E se l’amore che avevo non sa più il mio nome…
E se l’amore che avevo non sa più il mio nome…

Come i treni a vapore, come i treni a vapore
di stazione in stazione
e di porta in porta,
e di pioggia in pioggia
e di dolore in dolore…
Il dolore passerà.
Come i treni a vapore, come i treni a vapore
il dolore passerà.

Io la sera mi addormento
e qualche volta sogno
perché so sognare.
E mi sogno i tamburi della banda che passa
o che dovrà passare.
Mi sogno la pioggia fredda e dritta sulle mani,
i ragazzi della scuola che partono già domani…
Mi sogno i sognatori che aspettano la primavera,
o qualche altra primavera da aspettare ancora,
fra un bicchiere di neve e un caffè come si deve
quest’inverno passerà!
E se l’amore che avevo non sa più il mio nome.
E se l’amore che avevo non sa più il mio nome.
Come i treni a vapore, come i treni a vapore
di stazione in stazione
e di porta in porta,
e di pioggia in pioggia
e di dolore in dolore…
Il dolore passerà.

Caffè nero bollente

CaffèCon la canzone “Caffè nero bollente” Fiorella Mannoia si presenta per la prima volta al Festival di Sanremo, nel 1981. Diventato un successo, il brano è uno sfogo di una donna che è legata ad un uomo che non la ama più. E in un inverno colore caffè nero bollente, lei riprende la forza per dire che non ha bisogno di nessuno, si basta da sola.

Ammazzo il tempo bevendo
caffè nero bollente,
in questo nido scaldato
già dal sole paziente.
Ma tu che smetti alle tre,
poi torni a casa da me,
tu che non senti più niente
mi avveleni la mente!
Un filo azzurro di luce
scappa dalle serrande
e cerco invano qualcosa
da inventare in mutande.
Un’automobile passa
e una mosca vola bassa,
mi ronza gira gira,
ma sbaglio la mira!
Vorrei cercare qualche cosa da fare fuori
e camminare senza orgoglio,
darsi a un rubacuori!
Ma io come Giuda
so vendermi nuda,
la strada conosco,
attirarti nel bosco..
attirarti nel bosco, attirarti…
Voci di strada all’orecchio,
tutto è poco eccitante
in questo inverno colore
caffè nero bollente.
Ammazzo il tempo così
ma scapperò via di qui,
da questa casa galera
che mi fa prigioniera!
Con gli occhi chiusi
a mille miglia per conto mio.
Pdio la sveglia che mi sveglia
oh mio Dio!
Ma io come Giuda
so vendermi nuda
da sola sul letto
mi abbraccio, mi cucco,
malinconico digiuno
senza nessuno…
Io non ho bisogno di te!
Perché io non ho bisogno di te,
io non ho bisogno di te,
perché io non ho bisogno
delle tue mani, mi basto sola!
E ammazzo il tempo bevendo
caffè nero bollente
in questo nido scaldato
ormai da un sole paziente,
che brucia dentro di me
che è forte come il caffè,
un pomeriggio così,
no, non voglio star qui!
E poi mi fermo
per guardarmi un istante:
le smagliature della vita
sono tante…
Un ballo in cucina
e sono ancora bambina,
un pranzo da sposa
e butterò giù qualcosa,
e questa voglia che non passa
mentre dentro bussa!
Io non ho bisogno di te…
perché io non ho bisogno di te!
Io non ho bisogno di te…
perché io non ho bisogno di te!

Messico e nuvole

Nuvole“Messico e nuvole” è una canzone scritta da Paolo Conte e cantata, in questa versione, da Fiorella Mannoia. Il brano è uscito per la prima nel 1970 cantato da Enzo Jannacci. La canzone parla di un amore finito con la fuga di lei in Messico. E il Messico, così, diventa la parte più triste dell’America.

Lei è bella, lo so,
è passato del tempo ed io
c’è lo nel sangue ancor.
E vorrei, sì, vorrei
ritornare laggiù da lei ma so che non andrò.
Sì, ma questi son sentimenti di contrabbando,
meglio star qui seduto a guardare il cielo davanti a me.
Messico e nuvole,
la faccia triste dell’America,
il vento soffia la sua armonica:
che voglia di piangere ho.
Messico e nuvole,
la faccia triste dell’America,
il vento soffia la sua armonica:
che voglia di piangere ho.
Intorno a lei, intorno a lei la chitarra risuonerà
per tanto tempo ancor.
E il mio amore per lei
i suoi passi accompagnerà
nel bene e nel dolor.
Sì, ma questi son sentimenti di contrabbando
meglio star qui seduto a guardare il cielo davanti a me.
Messico e nuvole,
la faccia triste dell’America,
il soffia la sua armonica:
che voglia di piangere ho.
Messico e nuvole,
la faccia triste dell’America,
il vento soffia la sua armonica:
che voglia di piangere ho.
Chi lo sa come fa quella gente che va fin là
a pronunciare un “sì”
mentre sa che è già
provvisorio amore che c’è,
sì, ma forse no.
Queste son situazioni di contrabbando,
meglio star qui seduto a guardare il cielo davanti a me.
Messico e nuvole,
la faccia triste dell’America,
il vento soffia la sua armonica:
che voglia di piangere ho.
Messico e nuvole,
la faccia triste dell’America,
il vento soffia la sua armonica:
che voglia di piangere ho.
Messico e nuvole,
la faccia triste dell’America,
il vento soffia la sua armonica:
che voglia di ridere ho!

Il cielo d’Irlanda

Questa canzone è inserita nell’album “I treni a vapore” del 1992. La raccolta è forse la più famosa di Fiorella Mannoia: molti brani sono stari scritti assieme a Ruggeri, Fossati o De Gregori. “Il cielo d’Irlanda” è riconoscibile fin dalle prime note, grazie alla presenza di violino e fisarmonica che evocano la suggestiva atmosfera irlandese. La canzone ha accompagnato un’intera generazione di giovani italiani che, negli anni Novanta, hanno scoperto l’Irlanda e l’hanno eletta a loro meta estiva preferita per studiare la lingua inglese e per vivere la magia della cultura gaelica.

Il cielo d’Irlanda è un oceano di nuvole e luce,
il cielo d’Irlanda è un tappeto che corre veloce,
il cielo d’Irlanda ha i tuoi occhi se guardi lassù,
ti annega di verde e ti copre di blu,
ti copre di verde e ti annega di blu.

Il cielo d’Irlanda si sfama di muschio e di lana,
il cielo d’Irlanda si spulcia i capelli alla luna,
il cielo d’Irlanda è un gregge che pascola in cielo,
si ubriaca di stelle di notte e il mattino è leggero,
si ubriaca di stelle e il mattino è leggero.

Dal Donegal alle isole Aran
e da Dublino fino al Connemara,
dovunque tu stia viaggiando con zingari o re,
il cielo d’Irlanda si muove con te,
il cielo d’Irlanda è dentro di te.

Il cielo d’Irlanda è un enorme cappello di pioggia,
il cielo d’Irlanda è un bambino che dorme sulla spiaggia,
il cielo d’Irlanda a volte fa il mondo in bianco e nero,
ma dopo un momento i colori li fa brillare più del vero,
ma dopo un momento li fa brillare più del vero.

Il cielo d’Irlanda è una donna che cambia spesso d’umore,
il cielo d’Irlanda è una gonna che gira nel sole,
il cielo d’Irlanda è Dio che suona la fisarmonica,
si apre e si chiude con il ritmo della musica,
si apre e si chiude con il ritmo della musica.

Dal Donegal alle isole Aran,
e da Dublino fino al Connemara
dovunque tu stia ballando con zingari o re,
il cielo d’Irlanda si muove con te,
il cielo d’Irlanda è dentro di te.

Dovunque tu stia bevendo con zingari o re,
il cielo d’Irlanda è dentro di te,
il cielo d’Irlanda è dentro di te.