L’eccezione

Carmen Consoli“L’eccezione” è una canzone di Carmen Consoli del 2002, da cui prende il nome l’omonimo album. Il brano è un amaro rimprovero verso una persona cara che rinuncia alla propria identità e ai propri principi per uniformarsi. E forse ogni rinuncia ha la sua ricompensa, ma ad ogni regola può esserci un’eccezione.

Soffro
nel vederti infrangere i principi
sui quali era salda un’esemplare dignità.

Condizione inammissibile,
la discutibile urgenza
per cui è indispensabile
uniformarsi alla media.

Si dice che ad ogni rinuncia
corrisponda una contropartita considerevole,
ma l’eccezione alla regola
insidia la norma.

Se è vero che ad ogni rinuncia
corrisponde una contropartita considerevole,
privarsi dell’anima comporterebbe
una lauta ricompensa.

Soffro
nel vederti compiere
bizzarre movenze indotte
da un burattinaio scaltro.

Credi sia una scelta ammirevole
fuggire lo sguardo severo e vigile
della propria coscienza?

Si dice che ad ogni rinuncia
corrisponda una contropartita
considerevole, ma l’eccezione alla regola
insidia la norma.

Se è vero che ad ogni rinuncia
corrisponde una contropartita
considerevole, privarsi dell’anima comporterebbe
una lauta ricompensa.

Se è vero che ad ogni rinuncia
corrisponde una contropartita
considerevole, privarsi dell’anima comporterebbe
una lauta ricompensa.

L’ultimo bacio

Ultimo bacio“L’ultimo bacio” è una bella canzone di Carmen Consoli del 2000, tratta dall’album “Stato di necessità”. Il brano fa parte della colonna sonora del film “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino. La canzone racconta di un addio sofferto ma necessario e dell’ultimo bacio che lo ha accompagnato.

Cerchi riparo, fraterno conforto ,
tendi le braccia allo specchio.
Ti muovi a stento e con sguardo severo
biascichi un malinconico Modugno.
Di quei violini suonati dal vento…
l’ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone,
l’eroico coraggio di un feroce addio.
Ma sono lacrime mentre piove.
Piove.
Mentre piove.
Piove.
Mentre piove.
Piove.
Magica quiete, velata indulgenza,
dopo l’ingrata tempesta
riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio.
Mille violini suonati dal vento…
l’ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d’argento,
il senso spietato di un non ritorno.
Di quei violini suonati dal vento…
l’ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone,
l’eroico coraggio di un feroce addio.
Ma sono lacrime
mentre piove.
Piove.
Mentre piove.
Piove.
Mentre piove.
Piove.

In bianco e nero

“In bianco e nero” è una celebre canzone di Carmen Consoli dedicata a sua madre. Il brano, presentato al Festival di Sanremo del 2000, parla del confronto tra madre e figlia: un confronto fisico e psicologico. Di questo rapporto rimane un rimpianto, quell’aver voluto parlare di sé alla propria madre superando una rivalità inesistente.

Guardo una foto di mia madre,
era felice avrà avuto tre anni.
Stringeva al petto una bambola,
il regalo più ambito.
Era la festa del suo compleanno
un bianco e nero sbiadito.
Guardo mia madre a quei
tempi e rivedo
il mio stesso sorriso.
E pensare a quante volte
l’ho sentita lontana
e pensare a quante volte
Le avrei voluto parlare di me,
chiederle almeno il perché
dei lunghi ed ostili
silenzi e momenti di noncuranza.
Puntualmente mi dimostravo inflessibile,
inaccessibile e fiera,
intimamente agguerrita,
temendo una sciocca rivalità.

Guardo una foto di mia madre
era felice avrà avuto vent’anni,
capelli raccolti in un foulard di seta
ed una espressione svanita.
Nitido scorcio degli anni sessanta
di una raggiante Catania.
La scruto per filo e per segno e
ritrovo il mio stesso sguardo.
E pensare a quante volte
l’ho sentita lontana
e pensare a quante volte
le avrei voluto parlare di me,
chiederle almeno il perché
dei lunghi ed ostili silenzi
e di quella arbitraria indolenza.
Puntualmente mi dimostravo inflessibile,
inaccessibile e fiera,
intimamente agguerrita temendo
l’innata rivalità.

Le avrei voluto parlare di me
chiederle almeno il perché.

Mandaci una cartolina

Cartolina“Cartolina” è una canzone di Carmen Consoli che fa parte dell’album “Elettra” del 2010. Il brano è stato scritto dalla cantante ed è dedicato a suo padre. La canzone comincia con l’alba e finisce col tramonto, come la vita. Il testo riprende una frase che il padre ripeteva: “Quando morirò vi manderò una cartolina”.

Tra tutti i giorni in cui potevi partire
perché hai pensato proprio al lunedì?
Gli uccelli cantano, l’estate è alle porte,
tempo di mare e di granite al limone.
Chissà quale fine sarcasmo d’autore
avresti sfoderato senza giri di parole.

Viva l’Italia, il calcio, il testosterone,
gli inciuci e le buttane in preda all’ormone,
a noi ci piace assai la televisione,
proprio l’oggetto – dico – esposto in salone.
Chissà quale amara considerazione
avresti concepito in virtù del pudore.

Mandaci una cartolina e una ridente foto di te
che prendi il sole sulla spiaggia
con la solita camicia bianca
ed il giornale aperto sulla pagina sportiva,
mentre stai sul bagnasciuga
beato tra le braccia di un tramonto.

Tra tutti i giorni in cui potevi morire
perché hai pensato proprio al lunedì?
strade caotiche e litigi agli incroci:
quanti cafoni su veicoli osceni!
Chissà quale fine sarcasmo d’autore
avresti sfoderato in questa triste occasione.

Mandaci una cartolina e una ridente foto di te
che prendi il sole sulla spiaggia
con la solita camicia bianca
ed il giornale aperto sulla pagina sportiva,
mentre stai sul bagnasciuga canticchiando una canzone romantica.

Mandaci una cartolina e una ridente foto di te
che prendi il sole sulla spiaggia
con la solita camicia bianca.

Mandaci una cartolina e una ridente foto di te
mentre stai sul bagnasciuga
e cogli con stupore il nuovo giorno.

Non molto lontano da qui

Maschere“Non molto lontano da qui” è una bella canzone scritta e cantata da Carmen Consoli, uscita nel 2009. Il brano, dal testo molto ricercato, parla di come le persone si sforzino di apparire come non sono, di nascondere i propri sentimenti, di privarsi così della gioia. E’ forse una remota speranza la felicità?

Amore mio, non sempre tutto volge per il verso giusto:
ma non è soltanto a causa del maltempo
se il raccolto è andato perso.

Ed è buffo come a volte il tempo scorra
meglio del previsto: un panico incombente
ci costringe ad addomesticare
un fervido sorriso, un benessere improvviso.

E’ forse una remota speranza la felicità?
Godersi il sole in dicembre, non molto lontano da qui nevica.

Non molto lontano da qui la gente escogita affannose corse
in preda all’ansia di tornare al punto di partenza, e dimentica
il peso della posta in gioco, e il come e il quando mentre fuori piove.

Amore mio, non è una colpa il non saper gestire la gioia
e il fatto di trovarsi a proprio agio nel dolore e nella rassegnazione.
Ed è innaturale come a volte ci forziamo di ignorare
il gemito costante delle nostre reali inclinazioni:
il margine di errore di un’incessante sottrazione.

E’ forse una remota speranza la felicità?
Godersi il sole in dicembre, non molto lontano da qui nevica.
Non molto lontano da qui la gente ostenta oscure stravaganze
in preda all’ansia di stupire, indossa le sue maschere
e dimentica quella del coraggio nel momento del rilancio.

Non molto lontano da qui nevica.
Non molto lontano da qui nevica.