La Traviata – Atto III

La Traviata

SCENA I
Camera da letto di Violetta. Nel fondo è un letto con cortine mezze tirate; una finestra chiusa da imposte interne; presso il letto uno sgabello su cui una bottiglia di acqua, una tazza di cristallo, diverse medicine. A metà della scena una toilette, vicino un canapé; più distante un altro mobile, sui cui arde un lume da notte; varie sedie ed altri mobili. La porta è a sinistra; di fronte v’è un caminetto con fuoco acceso.

Violetta dorme sul letto. Annina, seduta presso il caminetto, è pure addormentata

VIOLETTA
destandosi
Annina?

ANNINA
svegliandosi confusa
Comandate?

VIOLETTA
Dormivi, poveretta?

ANNINA
Sì, perdonate.

VIOLETTA
Dammi d’acqua un sorso.
Annina eseguisce
Osserva, è pieno il giorno?

ANNINA
Son sett’ore.

VIOLETTA
Dà accesso a un po’ di luce

ANNINA
Apre le imposte e guarda nella via
Il signor di Grenvil!

VIOLETTA
Oh, il vero amico!
Alzar mi vo’ m’aita.

Si rialza e ricade; poi, sostenuta da Annina, va lentamente verso il canapé, ed il Dottore entra in tempo per assisterla ad adagiarsi. Annina vi aggiunge dei cuscini

SCENA II
Dette e il Dottore

VIOLETTA
Quanta bontà pensaste a me per tempo!

DOTTORE
Le tocca il polso
Or, come vi sentite?

VIOLETTA
Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho l’alma.
Mi confortò iersera un pio ministro.
Religione è sollievo a’ sofferenti.

DOTTORE
E questa notte?

VIOLETTA
Ebbi tranquillo il sonno.

DOTTORE
Coraggio adunque la convalescenza
non è lontana!

VIOLETTA
Oh, la bugia pietosa
a’ medici è concessa.

DOTTORE
stringendole la mano
Addio a più tardi.

VIOLETTA
Non mi scordate.

ANNINA
piano al Dottore accompagnandolo
Come va, signore?

DOTTORE
piano a parte
La tisi non le accorda che poche ore.

Esce

SCENA III
Violetta e Annina

ANNINA
Or fate cor.

VIOLETTA
Giorno di festa è questo?

ANNINA
Tutta Parigi impazza è carnevale

VIOLETTA
Ah, nel comun tripudio, sallo il cielo
quanti infelici soffron! Quale somma
v’ha in quello stipo?
indicandolo

ANNINA
L’apre e conta
Venti luigi.

VIOLETTA
Dieci ne reca ai poveri tu stessa.

ANNINA
Poco rimanvi allora!

VIOLETTA
Oh, mi sarà bastante;
cerca poscia mie lettere.

ANNINA
Ma voi?

VIOLETTA
Nulla occorrà… sollecita, se puoi.

Annina esce

SCENA IV
Violetta, sola

VIOLETTA
Trae dal seno una lettera
“Teneste la promessa…
la disfida ebbe luogo!
Il barone fu ferito,
però migliora Alfredo:
è in stranio suolo; il vostro sacrifizio
io stesso gli ho svelato.
Egli a voi tornerà pel suo perdono;
Io pur verrò. Curatevi…
meritate un avvenir migliore!
Giorgio Germont”.
desolata
È tardi!
Si alza
Attendo, attendo né a me giungon mai!
Si guarda allo specchio
Oh, come son mutata!
Ma il dottore a sperar pure m’esorta!
Ah, con tal morbo ogni speranza è morta.
Addio, del passato bei sogni ridenti,
le rose del volto già son pallenti;
l’amore d’Alfredo pur esso mi manca,
conforto, sostegno dell’anima stanca.
Ah, della traviata sorridi al desio;
a lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio,
Or tutto finì.
Le gioie, i dolori tra poco avran fine,
la tomba ai mortali di tutto è confine!
Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,
non croce col nome che copra quest’ossa!
Ah, della traviata sorridi al desio;
a lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio.
Or tutto finì!

Siede

CORO DI MASCHERE
all’esterno
Largo al quadrupede
sir della festa,
di fiori e pampini
cinto la testa.
Largo al più docile,
d’ogni cornuto,
di corni e pifferi
abbia il saluto.
Parigini, date passo
al trionfo del Bue grasso.
L’Asia, né l’Africa
vide il più bello,
vanto ed orgoglio
d’ogni macello!
Allegre maschere,
pazzi garzoni,
rutti plauditelo
con canti e suoni!
Parigini, date passo
al trionfo del Bue grasso.

SCENA V
Detta ed Annina, che torna frettolosa

ANNINA
esitando
Signora!

VIOLETTA
Che t’accade?

ANNINA
Quest’oggi, è vero?
Vi sentite meglio?

VIOLETTA
Sì, perché?

ANNINA
D’esser calma promettete?

VIOLETTA
Sì, che vuoi dirmi?

ANNINA
Prevenir vi volli
una gioia improvvisa.

VIOLETTA
Una gioia, dicesti?

ANNINA
Sì, o signora!

VIOLETTA
Alfredo! Ah, tu il vedesti? Ei vien! L’affretta…

Annina afferma col capo, e va ad aprire la porta

SCENA VI
Violetta, Alfredo e Annina

VIOLETTA
Andando verso l’uscio
Alfredo!

Alfredo comparisce pallido per la commozione, ed ambedue, gettandosi le braccia al collo, esclamano:

VIOLETTA
Amato Alfredo!

ALFREDO
Mia Violetta!
Colpevol sono… so tutto, o cara.

VIOLETTA
Io so che alfine reso mi sei!

ALFREDO
Da questo palpito s’io t’ami impara,
senza te esistere più non potrei.

VIOLETTA
Ah, s’anco in vita m’hai ritrovata,
credi che uccidere non può il dolor.

ALFREDO
Scorda l’affanno, donna adorata,
a me perdona e al genitor.

VIOLETTA
Ch’io ti perdoni? La rea son io:
ma solo amore tal mi rendé.

A DUE:
Null’uomo o demone, angelo mio,
mai più staccarti potrà da me.
Parigi, o cara/o noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo:
de’ corsi affanni compenso avrai,
la mia/tua salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.

VIOLETTA
Ah, non più, a un tempio,
Alfredo, andiamo,
del tuo ritorno grazie rendiamo!

Vacilla

ALFREDO
Tu impallidisci

VIOLETTA
È nulla, sai!
Gioia improvvisa non entra mai
senza turbarlo in mesto core.

Si abbandona come sfinita sopra una sedia col capo cadente all’indietro

ALFREDO
spaventato, sorreggendola
Gran Dio! Violetta!

VIOLETTA
sforzandosi
È il mio malore,
fu debolezza! Ora son forte.
sforzandosi
Vedi? Sorrido!

ALFREDO
desolato
(Ahi, cruda sorte!)

VIOLETTA
Fu nulla Annina, dammi a vestire.

ALFREDO
Adesso? Attendi

VIOLETTA
alzandosi
No, voglio uscire.
Annina le presenta una veste ch’ella fa per indossare e impedita dalla debolezza, esclama:
Gran Dio! Non posso!
Getta con dispetto la veste e ricade sulla sedia

ALFREDO
ad Annina
(Cielo! che vedo!)
Va pel dottor!

VIOLETTA
ad Annina
Digli che Alfredo
è ritornato all’amor mio!
Digli che vivere ancor vogl’io.
Annina parte
ad Alfredo

Ma se tornando non m’hai salvato,
a niuno in terra salvarmi è dato!
sorgendo impetuosa
Gran Dio! Morir sì giovane,
io che penato ho tanto!
Morir sì presso a tergere
il mio sì lungo pianto!
Ah, dunque fu delirio
la cruda mia speranza?
Invano di costanza
armato avrò il mio cor!
Alfredo! Oh, il crudo termine
serbato al nostro amor!

ALFREDO
Oh mio sospiro, oh palpito,
diletto del cor mio!
Le mie colle tue lagrime
confondere degg’io.
Ma più che mai, deh, credilo,
m’è d’uopo di costanza,
Ah!, tutto alla speranza
non chiudere il tuo cor.
Violetta mia, deh, calmati,
m’uccide il tuo dolor.

Violetta s’abbatte sul canapé

SCENA ULTIMA
Detti, Annina, il signor Germont, ed il Dottore

GERMONT
Ah, Violetta!

VIOLETTA
Voi, Signor!

ALFREDO
Mio padre!

VIOLETTA
Non mi scordaste?

GERMONT
La promessa adempio
a stringervi qual figlia vengo al seno,
o generosa.

VIOLETTA
Ahimé, tardi giungeste!
Pure, grata ven sono.
Grenvil, vedete? Tra le braccia io spiro
di quanti ho cari al mondo.

GERMONT
Che mai dite!
osservando Violetta
(Oh cielo è ver!)

ALFREDO
La vedi, padre mio?

GERMONT
Di più non lacerarmi!
Troppo rimorso l’alma mi divora!
Quasi fulmin m’atterra ogni suo detto.
Oh, malcauto vegliardo!
Ah, tutto il mal ch’io feci ora sol vedo!

VIOLETTA
frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della toilette, e toltone un medaglione dice:
Più a me t’appressa ascolta, amato Alfredo.
Prendi: quest’è l’immagine
de’ miei passati giorni;
a rammentar ti torni
colei che sì t’amò.
Se una pudica vergine
degli anni suoi nel fiore
a te donasse il core
sposa ti sia lo vo’.
Le porgi questa effigie:
dille che dono ell’è
di chi nel ciel tra gli angeli
prega per lei, per te.

ALFREDO
No, non morrai, non dirmelo!
Dei viver, amor mio
a strazio sì terribile
qui non mi trasse Iddio!
Sì presto, ah no, dividerti
morte non può da me.
Ah, vivi, o un solo feretro
m’accoglierà con te.

GERMONT
Cara, sublime vittima
d’un disperato amore,
perdonami lo strazio
recato al tuo bel core.

GERMONT, DOTTORE E ANNINA
Finché avrà il ciglio lacrime
io piangerò per te!
Vola à beati spiriti;
Iddio ti chiama a sé.

VIOLETTA
rialzandosi animata
È strano!

TUTTI
Che!

VIOLETTA
Cessarono
gli spasmi del dolore.
In me rinasce… m’agita
insolito vigore!
Ah!Iio ritorno a vivere
trasalendo
Oh gioia!

Ricade sul canapè

TUTTI
O cielo! Muor!

ALFREDO
Violetta!

ANNINA E GERMONT
Oh Dio, soccorrasi.

DOTTORE
dopo averle toccato il polso
È spenta!

TUTTI
Oh mio dolor!

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