Imperfetto – Masada

Questo è l’inizio del romanzo Masada, di Bruno Tacconi. Coniuga i verbi tra parentesi all’imperfetto.

Solo sei mesi prima chi (salire) sul monde degli Ulivi (fermarsi) ad ammirare il Tempio, la fortezza Antonia e i 33 stadi di bastioni che (proteggere) Gerusalemme. Durante le funzioni le trombe sacre dei leviti (preludere) al pregare fitto fitto che (levarsi) da ogni casa, un omaggio al Dio dell'Alleanza. La città, santa e operosa, sede di Dio dai tempi di Melchisedek, il Re Giusto, (rappresentare) una meta troppo affascinante per i giudei sparsi per il mondo. Durante la Pasqua i pellegrini (accamparsi) anche negli orti pur di avere la possibilità di sfilare nei cortili del Tempio e ammirare almeno le porte rivestite d'oro e quella enorme, in bronzo di Corinto, i cui battenti venivano mossi da quaranta mani in stato di purità rituale. Nessun forestiero (avere) la possibilità di vedere l'aureo candelabro simboleggiante i sette pianeti e la perfezione, o di sentire i tredici profumi ricavati dal mare e dalla terra che i sacerdoti (bruciare) sugli altari degli incensi. Tuttavia (essere) felice.

(da Bruno Tacconi, Masada, Mondadori, 1987, p. 11)





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