Il «caffè del ginoeucc»

VecchioUn tempo a Milano, c’era il «caffè del ginoeucc». Nelle principali piazze o nei luoghi più frequentati, come la Stazione Centrale, un ambulante, guidando il proprio carretto, vendeva caffè agli avventori del luogo.

Due sono le possibili origini della denominazione «caffè del ginoeucc» (ginoeucc significa ginocchio): l’altezza del carretto del venditore di caffè, che arrivava appunto al ginocchio. Oppure il modo di bere quel caffè: accucciati a terra, servendosi delle ginocchia come appoggio per la tazzina e per il pane di accompagnamento.

Il carretto del «caffè del ginoeucc» giungeva all’alba al luogo dove usava sostare e vi restava fino a metà mattinata. La bevanda servita non era esattamente un caffè di prima scelta: si trattava dei fondi del caffè servito nei bar di lusso della Galleria Vittorio Emanuele II o di altri luoghi del centro cittadino, locali storici come il Cova o il Savini. Ma i clienti non vi facevano proprio caso: nei freddi e nebbiosi inverni padani ciò che conta è scaldarsi. E gli avventori del «caffè del ginoeucc» erano tutti i cittadini della Milano notturna, oppure i lavoratori più umili che cominciavano a lavorare molto presto: i vetturini che finivano il servizio, o quelli che lo cominciavano, i muratori, le prostitute, i trafficanti poco raccomandabili, i senzatetto. Gente che per pochi centesimi si riscaldava con la bevanda calda, a volte correggendola con della sgnappa (la grappa). L’igiene non era di casa: poche tazzine per così tanti avventori non potevano essere lavate con costanza: ci si limitava a sciacquarle in una bacinella d’acqua fredda.

Non c’era però soltanto il «caffè del ginoeucc» nelle piazze milanesi. Soprattutto in Duomo la giornata si riempiva di rivenditori d’ogni sorta: i carretti con il cocomero, o quelli con le noci di cocco a pezzi (ancora presenti peraltro, insieme con quelli delle caldarroste), i gelatai o i venditori di limonata (in realtà non era proprio limonata: in una bacinella piena di cubetti di ghiaccio erano adagiati i limoni comprati al Verziere e tagliati a metà. Poi, si versava l’acqua della fontanella e d’estate si vendeva per pochi centesimi questa dissetante acqua fresca con retrogusto di limone).

Oggi tutto questo non c’è più e piazza del Duomo brulica di altri tipi di ambulanti: dal cieco che vende i biglietti della lotteria urlando improvvisamente e spaventando i passanti, al cinese che scrive il nome del cliente in cinese con la china, dal ritrattista di personaggi più o meno famosi, al rivenditore di borse e cd falsi, dalla bancarella con le bandiere delle due squadre di calcio cittadine, all’artista di strada che, colorandosi d’oro o d’argento, si esibisce in stupende rappresentazioni, che però spesso spaventano i bambini piccoli. Fino al seccatore che, appena vede il sacchetto della Feltrinelli da cui sei appena uscito, «dato che leggi i libri» vorrebbe farti abbonare a quelle società che vendono libri a distanza, con un catalogo orribile (oroscopi, ricette, best seller).





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