Firenze (canzone triste)

Questa è una canzone di Ivan Graziani del 1980. E’ dedicata alla città di Firenze e racconta una storia d’amore sfortunata che ruota attorno a tre personaggi, studenti universitari a Firenze. E’ un continuo dialogo tra il protagonista e lo studente di filosofia irlandese,il Barbarossa, entrambi rimasti senza l’amore della donna contesa. Quest’ultima è ritratta mentre getta i sui disegni nell’Arno e minaccia di andarsene via da Firenze.

Firenze lo sai, non è servita a cambiarla la cosa che ha amato di più è stata l’aria lei ha disegnato, ha riempito cartelle di sogni ma gli occhi di marmo del Colosso Toscano guardano troppo lontano. Caro il mio Bar…barossa, studente in filosofia con il tuo italiano insicuro certe cose le sapevi dire. Oh lo so, lo so, lo so, lo so bene, lo so una donna da amare in due in comune fra te e me. Ma di tempo ce n’è in questa città fottuti di malinconia e di lei. Per questo canto una canzone triste, triste, triste… Triste come me. E non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei, ancora un po’ di lei. E non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei, ancora un po’ di lei. Ricordo i suoi occhi, strano tipo di donna che era quando gettò i suoi disegni con rabbia giù da Ponte Vecchio “Io sono nata da una conchiglia” diceva “La mia casa è il mare e con un fiume no, non la posso cambiare” Caro il mio Barbarossa, compagno di un’avventura certo che se lei se n’è andata no, non è colpa mia. Oh lo so, lo so, lo so, la tua vita non cambierà ritornerai in Irlanda con la tua laurea in filosofia ma io che farò in questa città? Fottuto di malinconia e di lei. Per questo canto una canzone triste, triste, triste… Triste come me. E non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei, ancora un po’ di lei. E non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei, ancora un po’ di lei





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