Donna Olimpia, chiamata anche Pimpaccia, nacque come Olimpia Maidalchini e fu una donna molto nota nella storia romana del XVII secolo. Nacque a Viterbo il 26 maggio 1591, suo padre voleva destinarla al convento ma lei rinunciò alla vita da monaca e, inoltre, accusò il direttore spirituale, che avrebbe dovuto convincerla a prendere i voti, di tentata seduzione. La storia fece scandalo ma anni dopo, entrata nella famiglia del pontefice, la stessa Olimpia fece nominare vescovo quello stesso ecclesiastico.
Olimpia si sposò in giovane età con un ricco borghese e, sempre giovane, dopo tre anni, rimase vedova. Dato che era una donna molto avida e ambiziosa, si sposò per la seconda volta con il principe Pamphilio Pamphilj, nobile ma povero e di 31 anni più vecchio di lei, e così cominciò a far parte della nobiltà romana. Con la sua presenza e aiuto (anche economico), suo cognato Giovanni Battista fece una carriera brillante che lo portò alla corte papale, fino a diventare Papa Innocenzo X.
In questo modo Donna Olimpia ricevette un grande potere: la sua influenza sul papa-cognato era tale che partecipava in ogni decisione importante e chiunque volesse qualcosa doveva rivolgersi a lei.
Dopo la morte del marito Olimpia ricevette dal Papa il titolo di principessa di San Martino al Cimino e le terre appartenute all’abbazia che ci si trovava . Lì restaurò la chiesa e fece costruire un grande palazzo e molte strutture per uso pubblico.
Nel 1655 morì il papa. La Chiesa cercò di ritirare almeno in parte le ricchezze accumulate da Donna Olimpia, ma senza successo. Nel 1657 Olimpia Maidalchini morì di peste (lasciando in eredità 2 milioni di scudi) e fu sepolta nella Basilica di San Martino al Cimino.
Alcune leggende vogliono che Donna Olimpia dopo la sua morte corresse nella carrozza in fiamme tirata dai diavoli per alcune vie di Roma.