Caruso

Caruso è la canzone riconosciuta da tutti come la più bella di Lucio Dalla. E’ uscita nel 1986 nell’album “DallAmeriCaruso” (titolo con molteplici riferimenti) e Dalla l’ha scritta in un albergo di Napoli, ispirandosi agli ultimi giorni di vita che il tenore Enrico Caruso aveva lì trascorso, con una ragazza a cui insegnava a cantare e di cui si era innamorato. Ci sono alcune parole in napoletano, che di certo non impediscono di capire la poesia e la bellezza del testo.

Qui dove il mare luccica,
e tira
forte il vento
su una vecchia terrazza
davanti al golfo di Surriento
un uomo abbraccia una ragazza,
dopo che aveva pianto
poi si schiarisce la voce,
e ricomincia il canto.

Te voglio bene assaje,
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
che scioglie il sangue dint’ ‘e ‘vvene sai.

Vide le luci in mezzo al mare,
pensò alle notti là in America
ma erano solo le lampare
nella bianca scia di un’elica
sentì il dolore nella musica,
si alzò dal pianoforte
ma quando vide la luna uscire da una nuvola
gli sembrò più dolce anche la morte
guardò negli occhi la ragazza,
quelli occhi verdi come il mare
poi all’improvviso uscì una lacrima,
e lui credette di affogare.

Te voglio bene assaje,
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
che scioglie il sangue dint’ ‘e ‘vvene sai.

Potenza della lirica,
dove ogni dramma è un falso
che con un po’ di trucco e con la mimica
puoi diventare un altro
ma due occhi che ti guardano
così vicini e veri
ti fan scordare le parole,
confondono i pensieri
così diventa tutto piccolo,
anche le notti là in America
ti volti e vedi la tua vita
come la scia di un’elica
ma sì, è la vita che finisce,
ma lui non ci pensò poi tanto
anzi si sentiva già felice,
e ricominciò il suo canto.

Te voglio bene assaje,
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
che scioglie il sangue dint’ ‘e ‘vvene sai.





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