I cantastorie sono una figura importante nella cultura popolare e nella letteratura orale. Questa figura andava in giro cantando una storia nuova o con una nuova elaborazione. Provate anche voi a diventare cantastorie!
Scrivete una piccola storia (minimo 50 parole, massimo 120-150) utilizzando tutti questi elementi:
– un animale
– un oggetto da cucina
– una città italiana
Potete contare qui le vostre parole: |
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Un piccolo cagnolino si risveglia sotto la pioggia, in una grande metropoli. Napoli è grande, piena di pericoli, ed il piccolo cagnolino impaurito, fradicio e spaventato cerca rifugio in un cortile. Sotto un balcone guarda la gente che corre con gli ombrelli, schiva le pozzanghere e si chiede dove vada mai tutta quella folla di persone. Si guarda intorno e sente un profumino… sale le scale ma è ancora piccolo così rotola ed inciampa ma riesce nel suo intento: arriva ad una finestra. Un bambino prepara dei dolcetti, la casa è decorata e mille lucine brillano su un albero come aveva visto nella grande metropoli. Il bimbo lo vede e apre la finestra. In una scodella mette delle crocchette e le offre al cagnolino che comincia a fidarsi e si avvicina non potendo resistere al profumo. Mangia tutte le crocchette e si lascia coccolare nell’abbraccio caldo del bambino.
C`era una volta un gattino che viveva a Roma insieme ad una tigre molto premurosa che stava sempre attenta al suo piccolo amico. Ogni volta che il gattino aveva bisogno di pulirsi andava in una cucina a prendere una salvietta. Una volta il gattino venne cacciato dai padroni della casa in cui si era intrufolato. Allora la tigre lo trovò e lo iniziò a leccare.
Quella tigre era veramente buona.
Quando i bambini andavano in spiaggia a Mondello giocavano tanto ma ce n`era uno che nuotava molto da solo! E poi quando tutti i bambini andavano a casa lui rimaneva in acqua e provava a parlare con i pesci, soprattutto con i delfini che amava tanto. Adesso era stanco e andava a casa anche lui.
A casa, a cena, mangiava un po` di brodino, limpido come il mare, e giocava con un cucchiaio immaginando che fosse uno dei suoi amici delfini.
La bambola ammalata viveva in un castello vicino a Roma ai bordi del mare e andava ogni giorno in spiaggia a prendere un po` di sole per guarire e per guardare i suoi amici pesci che poverini però nuotavano nell`acqua inquinata. Questa cosa rendeva la bambola molto triste e malgrado la bella giornata le usciva una piccola lacrima.
Il cuoco Calimero si rifiutava di cucinare se nella sala del ristorante ‘Spada’ non vi era il suo pappagallo Ara.
Il pappagallo iridescente parlava con tutti i clienti che gli rivolgevano la parola, e ripeteva loro il menù del giorno.
Calimero era sempre di buon umore, non si lamentava mai e parlava bene di tutti.
Un giorno, prima di arrivare al ristorante parlò con una persona che lo fece innervosire moltissimo.
Entrò al ristorante arrabbiato ed il pappagallo ascoltò tutto.
Quando arrivarono i clienti il pappagallo ripeté il turpiloquio, portando lo ‘Spada’ al fallimento.
Morale: Se vuoi che si parli bene di te di altri non devi parlare.
Un piccolo gattino tigrato si risveglia sotto la pioggia, in una grande metropoli. Milano è grande, troppo per lui, piena di insidie e di pericoli, ed il piccolo gattino impaurito, fradicio e spaventato cerca rifugio in un cortile. Sotto un balcone guarda la gente che corre con gli ombrelli, schiva le pozzanghere e si chiede tra sé dove vada mai tutta questa folla. Si guarda intorno e sente un profumino.. sale le scale ma è ancora piccolo così rotola ed inciampa ma riesce nel suo intento e si arrampica su una finestra. Un bambino prepara dei dolcetti, la casa è decorata e mille lucine brillano su un albero come aveva visto nella grande metropoli. Il gattino non lo sa ma è Natale. Il bimbo lo vede e apre la finestra. Il gattino spaventato si ritrae, ma il bambino non si arrende. In una scodella versa del latte, e la offre al gattino che comincia a fidarsi e si avvicina non potendo resistere al profumo. Beve tutto il latte e si lascia cullare nell’abbraccio caldo del bambino. In quella casa nel cortile di Milano vivrà giornate spensierate in compagnia del suo nuovo amico.
C’era una volta una tigre molto grande e pericolosa. Viveva al di fuori di Verona. Tutti aveva paura, tranne un giovane ragazzo che non aveva amici ed era anche molto brutto. Infatti tutti avevano anche paura del ragazzo. Il ragazzo quindi sapeva come si sentiva la tigre e perciò le offrì un piatto da mangiare.
A Roma viveva una volpe argentata, vagava per le vie più importanti e trafficate da gente allegra e giocosa, parlava romano… sussurrava canzoni italiane quando a Piazza del Popolo si svolgeva la sagra della fortuna, mentre si recò in quel luogo per mangiare spaghetti all’amatriciana scivolò su un tagliere e si ruppe una zampa… povera volpe sola soletta in quell’immensa città meravigliosa!
C’era una volta, un ragazzo che stava camminando per Verona e pensava anche di essere un Romeo. Improvvisamente è comparso un lupo di fronte ad una bella ragazza, che aveva il capelli biondi, come Giulietta! Con paura, il ragazzo ha trovato tutto il coraggio necessari, si è guardato intorno e ha preso una bottiglia che stava a terra e, come se avesse preso una spada, ha lottato con il lupo e ha salvato la ragazza!
Un giorno un piccione gigantesco è arrivato nelle strade di Padua. Questo piccione si è arrabbiato perché dei bambini di Padua hanno gettato molti piatti contro di lui. Allora un giorno il piccione ha portato un bambino in cima ad una montagna, ma un uomo eroico lo ha salvato e ha spaventato il piccione cacciandolo dal Veneto!
Nella città di Bolu c’era una festa molto importante per gli abitanti: era il compleanno del capo della città che era un leone anziano. Tutti erano molto felici. L’emblema della città era un bicchiere, un coltello e una forchetta perché i cittadini erano molto golosi.Tutti erano presenti nella piazza principale della città dove la festa è stata un grande successo.
Questa è una favola innominata, perciò né la città, né la ragazza e neanche quel vino hanno un nome. Soltanto il bicchiere è vero.
C’era una volta una ragazza che si era persa nel mondo e non sapeva in quale paese e a quale città fosse. E non conosceva le strade di questa città innominata di quel paese sconosciuto. Cercava una persona per parlare ma non conosceva neanche la lingua di questa città innominata di quel paese sconosciuto. Poi, però, si aprì una porta e lei entrò in una casa in cui si trovavano molte persone carine. Qui incontrò un vivente la cui faccia assomigliava ad una bestia carina e sembrava molto sincero e buono. Poi la ragazza si accorse che parlavano la stessa lingua, lei e quel vivente.
Ma mesi mesi dopo, la ragazza scoprì all’improvviso che aveva parlato con una fantasma per tanti mesi, e non con un vivente. Ed è corsa nella cucina per bere un bicchiere d’acqua fredda. Tutto finì cosi.
Molto tempo fa, sotto un ponte di Ancona, abitavano un gatto e un topo ed erano amici. Il gatto aveva sempre fame. Il topo, invece, si infilava nelle cucine e trovava sempre da mangiare… alla fine ci ha trovato pure il gatto: “un amico si vede nel momento del bisogno”.
Un cucciolo di elefante vagava sconsolato per le strade di Verona. Passando sotto al balcone di Giulietta, prese con la proboscide l’imbuto che sempre portava con sè e vi raccolse tutti i petali dei fiori che, d’autunno, ormai si disperdevano quasi secchi nell’aria, ormai freddina. “Ecciù”, starnutì il cucciolo d’elefante. Per la gioia di tutti i bimbi raccoltisi intorno, bagnati da una pioggia di coriandoli profumati.
A Milano c’erano due gatti amici. Uno abitava nelle strade, l’altro invece abitava in un negozio di polmoni. Il gatto del padrone mangiava sempre dei piatti pieni di polmoni. Non aveva mai fame, ma viveva sempre lusingando il suo padrone. L’altro invece, il gatto delle strade, doveva trovare i suoi cibi da se stesso. A volte aveva fame ma viveva orgogliosamente.
Il circo era arrivato nella città di Milano. Quella notte faceva freddo, il giorno prima era caduta una gran nevicata. Il gatto, accoccolato, in un angolo, giocava coi piatti, era nervoso, sicuramente…
Un gatto nero di Roma non vuole stancarsi
Dorme allora sui tetti, ama crogiolarsi…
In questa dolcevita ha un guaio però –
I piatti con i sorci non cadono dal cielo!
Questa storia ci porta una facile morale:
Chi non voule far niente, muore di fame.
Un lupo di Viterbo ruba sempre le pentole nelle case delle signore. Con tutte le pentole rubate ha, infatti, costruito un’enorme macchina e con questa spaventa tutti gli uomini che così sono costretti a dargli da mangiare tutto quello che vuole. Finché un giorno muore: ha mangiato troppo.